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Perché l’omeopata ti fa tante domande?

Scegliere di curarsi con l’omeopatia implica l’instaurare un rapporto di fiducia anche con l’omeopata. Ma perché l’omeopata fa tante domande? Cosa cerca davvero? Facciamo chiarezza anche su questo, in modo tale che possiate valutare tutti gli aspetti di questa disciplina, ed entrare appieno e con consapevolezza, in questo modo diverso di intendere la cura della persona.

Domande omeopata: un aneddoto che spiega molto

Secondo alcuni il bravo omeopata è quello che individua il rimedio per il paziente, nel tratto che questi percorre dalla porta dello studio alla scrivania del medico. Anche se forse esagerata, questa immagine contiene qualcosa di molto vero, essa infatti fa capire come al medico interessi tutto della persona e come esso sappia e debba trarre indizi per la diagnosi da una quantità di particolari, che sono forse per altre discipline trascurabili.

Il modo di camminare, il modo di vestire, lo sguardo, la stretta di mano, come pure il calore della mano, il tono della voce e il modo di rispondere al saluto, sono tutti elementi, tra gli altri, che di certo orientano immediatamente il medico in una determinata direzione. Se poi si volesse entrare nel merito della tecnica dell’interrogatorio omeopatico (come funziona la visita omeopatica), si rimarrebbe stupiti nell’apprendere con quale insistenza è rimarcata l’importanza di fare pochissime domande, ma lasciare che il paziente esprima liberamente i propri disturbi, in modo da raccogliere informazioni il meno condizionate possibile dall’interferenza del medico. Allora perché, a volte, il medico omeopata mi fa tante domande, quando a quanto pare non dovrebbe essere cosi?

Domande e domande

Ci sono diversi tipi di domande. A volte la domanda serve semplicemente per dare il “la” al discorso, oppure per mettere a suo agio un paziente emotivo, o per spronare l’indeciso o per familiarizzare con il sospettoso, o a far rilassare il nervoso. “Come mai oggi ti vedo cosi bella?” è in fondo una domanda non domanda che fa parte della visita. Queste, quindi, non possono considerarsi delle domande vere e proprie, ma solo un modo per mettere il paziente nella condizione migliore per esporre i propri sintomi.

Necessità moderne

C’è poi una questione legata all’attualità, ovvero il fatto che molti pazienti invece di indicare i propri sintomi non fanno che snocciolare precedenti diagnosi (quando l’omeopatia non funziona?) citare referti diagnostici o elencare valori di analisi. In questo caso sarà necessario cercare di guidare il paziente in modo che esso abbandoni tutto quel lessico acquisito che non fa che impedire la libera espressione dei propri sintomi, che è invece quello che più interessa al medico omeopata (link: come funziona la prima visita omeopatica).

Di contro, referti, analisi, precedenti diagnosi, sono quasi sempre poco utili per il medico omeopata (cos’è l’omeopatia unicista). Similmente a volte sarà necessario fare delle domande per far comprendere al paziente abituato al colloquio della medicina allopatica, che quello che interessa all’omeopata, non sono solamente i sintomi fisici, ma anche quelli mentali, nel senso più ampio del termine. Insomma, a volte le domande sono necessarie per portare il discorso su un altro piano oltre quello fisico, perché la modernità ci ha abituato ad un tipo di colloquio con
il medico asciutto e tecnico. Un approccio sicuramente più olistico nel senso ampio del termine.

Il medico omeopata invece cerca di recuperare con le sue domande un colloquio genuino, spontaneo, empatico, intimo, con il proprio paziente ( se hai bisogno di un omeopata a Roma e dintorni contattami senza impegno).

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DOMANDE CHE TOCCANO

Infine ci sono le domande, poche e precise, che sono a volte necessarie per la conferma del rimedio giusto. Queste sono in genere le domande che toccano il paziente, il quale si sente svelato nel proprio intimo da esse e che in virtù di questa loro capacità, possono innescare dei processi di riflessione e di cambiamento che corroborano il processo di guarigione.

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