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Il tempo in medicina e il tempo biologico: che fine hanno fatto?

Non si può pisciare correndo

Secondo il profeta dell’Islam, il tempo libero è una di quelle cose che non vengono apprezzate veramente, finché ne abbiamo a disposizione. In effetti oggi, dove il tempo è denaro, il raro tempo libero è considerato roba da privilegiati. Se ci pensi bene, non facciamo che correre, sempre alla ricerca continua di qualcosa di non sempre ben definito. Ti chiedi mai quanto influisca questa corsa perenne sul concetto di tempo in medicina e sul tempo biologico?

Ti anticipo che è tutto collegato, che il tempo biologico è fondamentale anche in medicina, e che andrebbe ascoltato e soprattutto rispettato, continua a leggere per saperne di più!

Ascoltare il tempo biologico è ascoltare se stessi

Il corollario di questo stato di cose, è che la nostra società va sempre di fretta, e questa modalità del vivere l’abbiamo trasferita ovunque, in ogni ambito della nostra esistenza, e quindi anche nella medicina. In medicina infatti, oramai tutto è diventato urgente, forse perché a dispetto del fatto che se ne parli tanto, la prevenzione non è poi veramente tale.

La parola d’ordine è quella di non perdere tempo prezioso, bisogna sbrigarsi, correre, come se si sapesse sempre il termine, o si avesse una scadenza certa, come per evitare un appuntamento nocivo con la malattia. Eppure, la maggior parte delle volte non esiste nulla di tutto ciò, siamo spinti, messi sotto pressione da un assurdo indefinito countdown.

Non voglio con questo mettere in discussione le cosiddette Golden Hours, cioè i momenti preziosi da non perdere. Nel primo soccorso, ad esempio dopo un trauma, o in seguito ad una intossicazione, dove il termine c’è ed è suggerito dalla gravità dei sintomi, essere veloci farà la differenza. Accade anche che, in un mondo dove tutto è diventato indistintamente urgente, nulla più è urgente: semplicemente si è entrati in un ritmo diverso, frettoloso. Quindi non ci fermiamo più neanche ad ascoltare davvero il tempo biologico, o peggio, non ci facciamo nemmeno caso, perché troppo presi dalle corse stesse.

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Cos’è il tempo biologico?

A prescindere da quale sia la nostra percezione del tempo, o il modo di viverlo, la biologia ha i suoi di tempi, o forse farei meglio a dire, ha il suo proprio ritmo. Il tempo biologico è il nostro ritmo interiore, il ritmo al quale sarebbe naturale e salutare conformarsi, e che non possiamo modificare. Ci vogliono grosso modo nove mesi per la gravidanza, e quaranta giorni per la formazione di un callo osseo dopo una frattura. Questa è la misura.

Platone affermava:

“Ci sono due tipi di medicina: quella degli schiavi e quella degli uomini liberi. Quella per gli schiavi, sintomatica, prevede la rapida rimozione del sintomo, perché il soggetto possa tornare al più presto al lavoro. Quella per gli uomini liberi, etiopatogenetica, prevede la conoscenza e la comprensione del sintomo, il suo significato per la salute complessiva del corpo, per l’equilibrio della persona e per la sua famiglia.”.

L’incredibile attualità di questa osservazione sottolinea come da sempre i metodi di cura subiscano l’influenza del contesto sociale, e di come il tempo per la guarigione sia dettato dal contesto sociale.

Ad ognuno il suo di tempo!

Inoltre, considera che il tempo biologico non è uguale per tutti, ciascuno ha il suo. Infatti, così come non tutti corriamo alla stessa velocità, o siamo sensibili in egual misura al caldo o al freddo, allo stesso modo non tutti abbiamo lo stesso ritmo biologico. Questo significa che, di conseguenza, il tempo biologico non può essere mai generalizzato, ma sempre individualizzato.

Così, al giorno d’oggi, se il bambino non cresce dei percentili auspicati per quell’intervallo di tempo (te ne parlo anche a proposito del significato di omeopatia e del concetto di “normalità), o il travaglio dura più del previsto allora andiamo in allarme, e chi per sua sfortuna ha “i suoi tempi”, che non corrisponde con quelli della media della popolazione, è destinato ad essere curato, cioè ad essere vittima delle ansie di questa società frettolosa. Bisogna affrettarsi quindi a crescere dei grammi previsti cosi come bisogna affrettarsi a guarire il prima possibile. 

Tempo biologico in medicina

Il tempo biologico in medicina è invece molto importante, non si può ad esempio sperare di guarire in pochi giorni se si è stati malati per anni, sarebbe ingenuo pensarlo. Diversamente, se dovesse accadere un fenomeno del genere, bisognerebbe insospettirsene, perché non si tratterebbe di vera guarigione, ma solo di un palliativo cioè una semplice soppressione dei sintomi

A volte l’omeopatia viene incolpata di essere lenta (scopri come ti aiuta la medicina omeopatica), ma non è così. Infatti, l’omeopatia è in realtà a volte incredibilmente veloce, solamente rispetta i tempi biologici di ciascuno, nonché le priorità: non si può curare tutto e subito, così come non si può costruire contemporaneamente il tetto e le fondamenta di una casa.

In conclusione

La questione come spesso accade, va risolta prima di tutto dentro di noi:

  • nella nostra capacità di riflettere e valutare;
  • nelle false aspettative che ci creiamo;
  • e soprattutto, nella nostra fretta che oramai sembra scorrerci come il sangue nelle vene.

Un antidoto però c’è, ed è la comprensione, secondo una duplice modalità. Comprendere la situazione, al fine di saper fare quindi dei distinguo tra ciò per cui è sensato affrettarsi e ciò per cui invece non è il caso, significa inoltre comprendere le radici del proprio malessere, per avere la pazienza di arrivare alla guarigione.

Il percorso non è sempre lo stesso, perché siamo biologicamente diversi, ed abbiamo ritmi biologici differenti, ecco perché l’omeopatia cura la persona, non la malattia. Quando alcuni pazienti muovono i primi passi con le cure omeopatiche, si lanciano subito al racconto dei sintomi, perché sono abituati così, perché quella è l’impostazione che da sempre hanno ricevuto. Via via che proseguiamo insieme nel percorso, capiscono cosa significhi intraprendere una vera cura omeopatica, di ascolto profondo, di approccio allo stato di salute della persona, non focalizzato sulla malattia.

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